Nessun incontro è per caso
A volte si rimane allibiti per le coincidenze della vita: incontrare una persona per caso e poi magari verificare anni dopo il “perché” doveva avvenire proprio quell’incontro in quel determinato momento della nostra vita, un’esperienza davvero densa di significati, molto diversi per ciascuno di noi.
Credo sia capitato a tutti voi di trovarvi in una simile situazione e, a rifletterci bene, forse per tutti verificare la valenza di un dato incontro, in un preciso periodo della nostra vita, è stata un’esperienza quantomeno stimolante, una di quelle esperienze che fanno pensare a tante cose molto diverse tra loro.
Questa situazione mi ha fatto riflettere sull’importanza che hanno i luoghi di aggregazione e, da buon formatore, non posso non pensare ai centri di formazione, ma potrei parlare anche delle università o delle scuole in generale di ogni ordine e grado e, spostando il focus, addirittura di palestre o parchi divertimento.
Tornando ai centri di formazione o, come si dice oggi “agenzie formative” la mia riflessione va alla società in cui lavoro cioè la Manager Srl di Torino, realtà dove normalmente ci si iscrive per seguire corsi professionalizzanti di diverso livello, tutti con un’interessante caratteristica: fare incontrare le persone, spesso anche molto diverse tra loro per cultura, etnia, stimoli e certamente per le proprie motivazioni.
Gli studenti si incontrano tra di loro, con i docenti, con il personale della struttura ed ogni incontro crea un vero e proprio valore. Intendo dire che se mi trovo a seguire un corso come neolaureato alla ricerca di un lavoro, questa particolare situazione oltre a permettermi di sviluppare certe mie competenze, utili per la competizione nel mondo del lavoro, mi permette anche di incontrare coetanei con cui condividere le informazioni sugli annunci di lavoro o sulle aziende che “cercano”, allargando i miei orizzonti e, perché no, creare una vera e propria rete o, come si dice oggi con la formula anglosassone sicuramente più moderna, un vero e proprio network professionale ma anche sociale.
Se invece sono una persona che ha perso il lavoro ma ha certe conoscenze personali e professionali, questa esperienza mi permette di aggiornare le mie competenze e di capire dove ed in che modo indirizzare la mia ricerca di lavoro.
Infatti, mi sono capitati in aula molte volte studenti con una certa età ed una buona esperienza alle spalle e che non erano più capaci a cercare lavoro, probabilmente perché fino a quel momento non ne avevano avuto bisogno ma, da quel momento, si sono attivati in modo molto efficace trovando una nuova occupazione.
Se sono poi uno studente disilluso, un NEET (Not in Education Employment or Training ), che non ha più voglia di studiare ma neanche di cercare un lavoro, il fatto di confrontarmi con i miei coetanei e conoscere qualche docente che mi possa stimolare e motivare può diventare un’autentica ancora di salvezza e “rimettermi in moto”.
In tutti questi casi gli studenti mantengono i contatti anche successivamente tra di loro, anche quando trovano un lavoro: s’incontrano, si scambiano informazioni e, a volte, nascono delle vere e proprie amicizie e mi è capitato di sentire addirittura della nascita di amori confluiti poi in convivenze e matrimoni.
L’apprendimento ed il lavoro quindi non sono più il fine ultimo di un ben determinato processo ma sono diventati il mezzo per sviluppare relazione e diventare parte di una comunità con connotazioni ben precise. L’aspetto sociale possiamo dire quindi che abbia preso il sopravvento e gli incontri siano diventati sempre più l’elemento centrale: i semplici contatti e le conoscenze dirette o indirette sono diventati un vero e proprio elemento trainante della stessa esperienza vissuta.
Queste riflessioni mi hanno fatto quindi pensare a quale possa essere allora il lavoro del futuro e come la società si stia modificando, mettendo in luce esigenze impensabili fino a qualche anno fa e tracciando le linee di scenari immaginabili, avveniristici per certi versi ma sicuramente interessanti o quanto meno degni di nota.
Credo infatti che il lavoro del futuro abbia sempre più connotazioni e contorni ben delineati e precisi: sarà sempre più un lavoro destrutturato in cui assumerà sempre maggior importanza l’aspetto sociale dello stare insieme e divertirsi ma anche la condivisione di esperienze con modalità di apprendimento nuove attraverso nuovi modelli di fruizione che tengano conto non solo del solito on-line nonché l’utilizzo più massiccio del mobile, inteso ormai quasi come una vera e propria estensione del nostro corpo e forse anche della nostra mente.
Tutto ciò permetterà alle persone di incontrarsi sempre di più in ambienti reali o ambienti virtuali condividendo esperienze, stati d’animo ma soprattutto emozioni che daranno, nel tempo, un preciso significato ma anche valore a quegli incontri e agli atteggiamenti.
Se dovessi utilizzare un linguaggio informatico direi che siamo stati programmati per stare bene, per ricercare questa condizione e nella formazione ma anche nel lavoro è stato provato che una condizione psico-fisica positiva dell’individuo porta molto spesso ad ottenere eccellenti risultati.
Certi risultati però non si possono raggiungere senza l’altro. L’altro diventa quindi l’artefice del nostro successo ecco perché credo che quando s’incontra una nuova persona si debba ritenere di aver ricevuto una bella opportunità, una carta da giocarsi bene.
Insomma sembra proprio che certi incontri non avvengano per caso ma, a volte, servano quasi ad indirizzare la nostra vita. Inoltre aprirsi all’altro richiede un cambiamento: imparare a coltivare e far crescere una cultura della relazione e del “non-lamento a tutti costi”. In questo caso la formazione gioca un ruolo fondamentale ma direi anche decisivo. L’altro non è più solo un volto, una storia, uno come me ma molte volte diventa un mezzo importante per il raggiungimento di interessanti e costruttivi risultati personali e professionali.
Infatti, cosa c’è di più umanizzante e importante dell’incontro a due, a tre … quando la comunicazione è frutto della gioia di dare all’altro tutto di sé … e di ricevere, accogliere tutto dell’altro?
A tal proposito alcune frasi ed aforismi di grandi pensatori mettono in luce l’importanza dell’incontro:
“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche, se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati” (Carl Gustav Jung)
“Il destino è quando incontri una persona che non stavi cercando per poi renderti conto che non hai mai desiderato nient’altro di meglio al mondo” (Antonia Gravina)
“Se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola” (Massimo Gramellini)
“Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino ma in noi stessi” (William Shakespear)
“Ho solo un rimpianto nella vita: di non essere qualcun altro” (Woody Allen)
“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti” (Eraclito)
Se sei arrivato a leggere fino a questo punto e condividi quanto penso, credo che anche per te questo incontro non sia avvenuto per caso, sono pronto a conoscerti, contattami pure, che ne pensi?